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TAR: Torino non fa abbastanza per la mobilità delle persone con disabilità

Torino non garantisce a sufficienza il trasporto pubblico per i disabili. Il verdetto, non certo una carezza, arriva dal Tar del Piemonte, che qualche giorno fa ha chiuso il lungo contenzioso tra la città e alcune associazioni dei portatori di handicap, nato nel 2012, quando Palazzo Civico ha tagliato i buoni taxi, ovvero il servizio riservato a chi non può usare i mezzi pubblici: prevedendo di destinare taxi e minibus solo a chi non ha un posto auto riservato sotto casa e di aumentare le tariffe (la città, infatti paga solo una parte del servizio) in base al reddito. Fin qui, scrivono i giudici amministrativi, tutto bene, o comunque nulla da ridire: i Comuni - Torino compresa - assicurano i servizi compatibilmente con le risorse a disposizione. (…)

 

Altra cosa, e qui arriva la tirata d’orecchie, riguarda il trasporto pubblico, ovvero bus e tram. In questo caso, secondo il Tar, c’è più di qualcosa che non va: in particolare la città non ha mai affidato a Gtt il compito di varare un piano di investimenti per eliminare le barriere architettoniche e consentire «alle persone disabili di muoversi liberamente sul territorio, usufruendo alle stesse condizioni degli altri cittadini dei servizi di trasporto collettivo appositamente adattati o di servizi alternativi».

Solo il 58% degli autobus di linea infatti è munito del pavimento ribassato senza gradini - adatto alle carrozzine - e soltanto il 37% ha in dotazione un sistema audio-visivo che annuncia le fermate , indispensabile per non vedenti e non udenti. I mezzi di trasporto attrezzati per ospitare le carrozzelle a bordo sono il 66% dei bus e il 49% dei tram. Secondo le associazioni che hanno trascinato a giudizio il Comune (Associazione coordinamento paratetraplegici, Associazione handicap e sviluppo onlus, Cepim, Uildm, Consulta per le persone in difficoltà) è un livello del tutto insufficiente.

Secondo il Tar anche il Comune non si è preoccupato di garantire una adeguata accessibilità su autobus e tram per i disabili e soprattutto non ha pianificato le azioni necessarie. Si è limitato a prendere impegni generici ma senza «la pur minima indicazione dei tempi di attuazione e delle modalità di finanziamento degli interventi di miglioramento dell’accessibilità». (…)

La sentenza del Tar per la giunta Fassino è qualcosa di simile a un ultimatum: concede alla città sei mesi per decidere «idonee misure di programmazione e pianificazione degli interventi diretti a eliminare le barriere architettoniche e a migliorare l’accesso degli utenti disabili al servizio di trasporto pubblico».

Fonte: La Stampa